“E'
come un dito puntato verso il cielo...e non guardare il dito o
perderai tutta la celestialità della scena!”
(recensione di Giuseppe Fasano)
Bruce
Lee, americano di nascita ma cinese di origine, considerato il padre
del Jeet Kun Do e, in un certo senso anche delle odierne MMA (ma qui
apriremmo un altro dibattito che esula dal tema principale di questo
blog) fu anche attore eccellente e regista talentuoso.
Dopo
aver chiuso volontariamente le sue tre scuole di Kung Fu in America
(dove si faceva pagare a “peso d’oro” per le sue preziose
lezioni, annoverando tra i suoi allievi attori del calibro di Steve
Mc Queen e James Coburn – con quest’ultimo avrebbe dovuto girare
un film, visitando persino insieme la Thailandia per individuare la
giusta location – ma non se ne fece nulla), decise di dedicarsi
completamente al cinema dopo il successo de “l’Urlo di Chen
terrorizza l’occidente” (1972), in parte girato a Roma (sapete,
quel film con il combattimento finale con Chuck Norris, all’epoca
campione mondiale di Karate e per niente famoso come attore).
In quel periodo Lee
era decisamente demoralizzato.
Gli studios americani gli avevano
concesso qualche ruolo di comprimario in qualche serie televisiva (la
parte di “Kato” nel film “The Green Hornet”, poi ancora in
“Longstreet”).
Lee persino lanciò l’idea di un serial
televisivo intitolato “Kung Fu”, ma i produttori americani
preferirono dare la parte a un ben più conosciuto “David
Carradine”, deludendo profondamente il piccolo
drago
sino al punto di indurlo a trasferirsi ad Hong Kong per tentare la
fortuna cinematografica nella sua terra di origine.
Qui , dopo aver
prodotto alcuni film che ottennero un successo incredibile (da noi
tradotti in “L’urlo di Chen terrorizza l’Occidente” e “Il
furore della Cina colpisce ancora” e
in “Dalla
Cina con furore”)
insieme al produttore e impresario Raimond Chow (peraltro socio
nella nuova casa di produzione “Golden Harvest”), scrisse la
sceneggiatura di “Enter The Dragon”, in Italia tradotto in “I
tre dell’operazione drago”.
L’idea fu proposta anche ad
Hollywood che finalmente accettò di produrlo, e si decise per una
co-produzione in comune.
Da questo momento Lee, ottiene il successo anche in America, il
paese dov’era nato e vissuto, infatti, l'incasso
in prima uscita fu di oltre 8 milioni di dollari in America, saliti a
91 con le riedizioni e gli incassi sommati negli altri paesi.
Come
regista, gli studios gli imposero però un certo Robert Clouse.
Questo film,
consacrandolo a star cinematografica mondiale, fu per Lee l'ultimo
che riuscì a completare, non riuscendo mai a vederlo; l'attore morì
in circostanze misteriose il 20 luglio 1973,
un mese prima dell'uscita americana della pellicola; è un film che
oggi è considerato la pietra miliare degli action
movies
sulle arti marziali, per la bravura di Lee non solo nelle sue scene
di lotta, ma anche per la narrazione, niente affatto banale, che egli
curò di persona scrivendo la sceneggiatura.
I 3 dell'Operazione
Drago uscì in Italia nel dicembre 1973 con un incasso di
prima-visione di 334 milioni di lire. È stato riedito nelle sale
italiane per l'ultima volta nel 1981
ed è considerato dal Los Angeles Times "Il Via col Vento del
genere Kung-Fu". Nel 2004 il
film è stato scelto per essere conservato nel National
Film Registry della Biblioteca
del Congresso degli Stati
Uniti.
Insomma: un capolavoro.
La storia vede
ovviamente Lee come protagonista, membro del Tempio Shaolin e maestro
nelle arti marziali, che viene reclutato da un agente del servizio
segreto inglese per indagare sui presunti traffici illeciti (di
uomini e droga) di un certo Mr. Han. Mr. Han è un uomo molto ricco,
ex membro del Tempio Shaolin, ora corrotto e reietto; questi, ogni
tre anni, organizza sulla propria isola un torneo di arti marziali,
cui Lee parteciperà sotto copertura per indagare sui traffici
dell'uomo, e per vendicare la morte della sorella, suicidatasi tempo
addietro per sfuggire allo stupro del bodyguard dello stesso Han,
O'Harra.
Partecipano al torneo altri due contendenti americani, John
Roper e Kelly Williams, due ex commilitoni che hanno combattuto
assieme in Vietnam.
Il primo è in fuga per aver contratto debiti di gioco con la mafia;
il secondo è fuggito dagli States dopo aver aggredito due poliziotti
razzisti.
Nel corso degli eventi che si verificano sull'isola del
torneo, Kelly morrà mentre Lee e Roper si uniranno per sgominare Mr.
Han.
Come già detto, Lee
non farà in tempo a godersi il successo hollywoodiano di “Enter
the dragon”. Morirà in circostanze del tutto misteriose (probabile
intolleranza ad un farmaco per curare il mal di testa) alla giovane
età di 32 anni: una
sorta di “morte del cigno” con cui Bruce Lee conquista
l'immortalità davanti allo spettatore ipnotizzato (ci piace usare
questa metafora per ricordare un grande artista che, se fosse vissuto
a lungo, probabilmente sarebbe diventato un grande regista come lo è
adesso Clint Eastwood, nato come attore di action movies e “rinato”
come regista geniale).
Il film è
considerato il capostipite delle pellicole dedicate alle arti
marziali, ma va oltre: la classica lotta tra il bene e il male non
tradisce affatto una filosofia del combattimento agonista inteso più
come lotta ai propri limiti che non nei confronti di un avversario.
Insomma: tutta la teoria esistenziale del piccolo grande drago di
Hong Kong.
CURIOSITA’:
Nella parte di John
Roper (uno dei “buoni”, amico del protagonista con il quale
riuscirà a sgominare la banda di Mr. Han) si vede il mitico attore
caratterista John Saxon, famoso per aver girato in Italia numerosi
film “poliziotteschi” (adesso tanto rivalutati dalla critica e
divenuti veri e propri “cult”), tra cui si ricorda “La legge
violenta della squadra anticrimine” (1976) con la regia di Stelvio
Massi, film
ambientato e girato in gran parte a Bari:
gli "esterni" riprendono gli scorci della città: per gli
interni (oltre ai teatri De
Paolis Incir)
venne utilizzata la redazione del quotidiano La
Gazzetta del Mezzogiorno.
TRAILER:
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