"La guardai, la guardai, ed ebbi la consapevolezza, chiara come quella di dover morire, di amarla più di qualsiasi cosa avessi mai visto o potuto immaginare.
Di lei restava soltanto l'eco di foglie morte, della ninfetta che avevo conosciuto, ma io l'amavo, questa Lolita pallida e contaminata, gravida del figlio di un altro. Poteva anche sbiadire e avvizzire, non mi importava. Anche così sarei impazzito di tenerezza, alla sola vista del suo caro viso!"
Di
Giuseppe Fasano.
E’
la storia del professor Humbert che, in cerca di una villeggiatura
per il periodo estivo, trova dimora presso una signora, interpretata
da Melanie Griffith.
Il
professore si invaghisce però della figlia quattordicenne della
proprietaria e, per stare accanto alla giovane Lolita, arriva
addirittura a sposarne la madre. Dopo la morte di quest’ultima, in
circostanze tragiche e grottesche, il professor Humbert porta Lolita
via con sé in un viaggio per gli Stati Uniti. Finché questa erranza
vagabonda e perversa viene interrotta da un’altrettanto perversa
presenza (il commediografo Claire Quilty – interpretato da Frank
Langella) quasi “fantomatica”, perché tale presenza si manifesta
solo nella parte finale del film, dove si comprende che il
commediografo Quilty aveva già incontrato la giovane Lolita durante
il viaggio con il suo “papà”, corrompendola con la promessa di
una improbabile carriera da artista con il recondito intento però di
farla diventare la sua amante.
Dai.
Inutile girarci intorno. E’ un film, questo di Lyne, girato nel
1997, che trasforma in pedofilia quello che Nabokov cercava di
rendere sul piano letterario: il potere intellettuale che soccombe di
fronte all’amore folle e insano; ovvero della distruzione di un
uomo.
Mentre
Nabokov si limitava a questo, e la prima trasposizione
cinematografica di Kubrick (nel 1962) ne rendeva perfettamente il
senso nella narrazione scenica, questo film altro non fa se non
indurre lo spettatore a dilaniarsi in due, tra una misoginia
parossistica, finendo con l’odiare questa provocatrice bambinetta
troppo furba e capricciosa, e un più giustificabile giudizio di vera
e propria “corruzione di minorenni”.
Nemmeno
il grande Jeremy Irons, nei panni del Professor Humbert, riesce a
dare spessore al personaggio, finendo con l’interpretare un
patetico omaccione perverso in preda alla sua ossessione, con toni
decadenti e niente affatto magistrali sul versante recitativo (ha
recitato meglio altrove).
Kubrick
almeno riuscì a farci capire come possa un uomo autodistruggersi e
di quale tenore sia il potere corruttore della società stessa che
crea queste “piccole squinternate”. Qui invece il regista ci
parla banalmente dei capricci, delle pretese adultistiche e
dell’autodistruzione di una ninfetta.
La
scelta della recensione però è appropriata perché, col senno di
poi (il film è del 1997), può definirsi una sorta di tracciato
descrittivo del mondo sotterraneo delle baby-squillo attuali.
Mentre
Kubrick riusciva però a capire la distinzione tra Humbert e Quilty
(il primo vittima e il secondo invece carnefice e, in un certo senso,
rappresentativo di una società che vuole queste ragazzine già
schiavizzabili nel momento in cui le si lascia in balìa di poter
decidere di imitare gli adulti - c’è una correlazione con quanto
viene “concesso” alle ragazzine di oggi che, con cellulare alla
mano e collegamento internet danno vita al loro “giro di
affari prostituzionale”, senza che i genitori “sappiano
niente”(?) - questo film di Adrian Lyne non riesce a capire che
Quilty è il vero corruttore, anzi il portavoce di una società degli
spettacoli (Quilty è un impresario, un commediografo), il cui potere
di corruzione supera quello della ragazzina che corrompe la mente
malata di un uomo (che sia Humbert o Quilty non importa).
In
questo film sembra, invece, che l’unico potere corruttore sia
detenuto dalla quattordicenne Lolita, interpretata dalla giovane
attrice Dominique Swain, ritratta sempre in atteggiamenti capricciosi
e odiosi, ipertruccata e in atteggiamenti eccessivamente lascivi (il
precedente film di Kubrick non era niente di tutto questo).
Ecco perché il film andrebbe tacciato o di pedofilia o di misoginia (perché ti induce ad odiare la ragazzina.)
Comunque
è un film da vedere. Sia per capire le profonde differenze col
romanzo di Nabokov e la prima versione cinematografica di Kubrick
sia, soprattutto, ed è cosa di non poco conto, per comprendere le
somiglianze con la cronaca attuale, dove non si riesce a capire chi
sia il colpevole: le minorenni baby-squillo stra-viziate o una
società (e quindi anche i “maiali cinquantenni padri di famiglia”
che con loro ci vanno sapendo che sono minorenni) che le corrompe con
modelli di riferimento sbagliati?
CURIOSITA’:
la parte di Lolita, durante il casting, fu proposta ad una allora
troppo giovane (ma intelligente) Nathalie Portman (vedi “Leon”,
1994, e il recente “Thor”, 2012) la quale, dopo aver capito di
cosa si trattava, dichiarò schiettamente alla stampa “Non mi
interessa interpretare la Lolita di Lyne; alla fine dei conti è una
storia di pedofilia e basta, e non voglio prenderci parte”.
Trailer:
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