Passa ai contenuti principali

Il curioso caso di Benjamin Button



Benjamin Button nasce durante la fine della prima guerra mondiale ma a differenza di ogni neonato ha l'aspetto di un ottantenne e paradossalmente più passa il tempo più ringiovanisce. .Egli ama perdutamente una donna e il momento in cui si potranno trovare sarà all'incrociarsi delle loro età il dubbio è questo: riuscirà Benjamin ad amare lei quando sarà vecchia e lui un ragazzino brufoloso?

Le neanche venti paginette dell'omonimo racconto di Fitzgerald, da cui trae spunto il film, sono diventate centosessantasei minuti di pellicola, la sceneggiatore Eric Roth e il regista David Fincher hanno rimpinzato e plasmato l’asciuttissimo tessuto narrativo di Scott, ma hanno anche preservato gli elementi principali: lo scorrere della Storia che si incontra, in retromarcia, con la vita a rovescio di Benjamin, il crescendo finale, la regressione del protagonista culminante in una dissolvenza in nero psicosensoriale, e soprattutto l’irrompere dello straordinario nell’ordinario, unico punto di forza del racconto e del film.

Benjamin Button è un vecchio con la mente di un infante prima, e un lattante affetto da demenza senile poi. Il suo strano viaggio inizia a New Orleans nel giorno in cui finisce la Prima Guerra Mondiale e giunge, attraverso il ricordo della donna amata, fino alla contemporaneità, nell’imminenza dell’uragano Katrina. Quasi un secolo di Storia americana che però, a differenza di Forrest Gump, con cui Benjamin ha più di un’affinità, a partire dalla sceneggiatura di Roth, resta più che altro uno sfondo, mai davvero determinante nella vita del protagonista.
Il film insiste più sulle sue emozioni, sulle difficoltà nel vivere quotidianamente la diversità, sull’ineluttabilità con cui accetta un destino originale e complicato.

Tuttavia, nel racconto in flashback di una vita che scorre a ritroso, si affastellano eventi poco incidenti, si delinea il quadro di una vita più che ordinaria, depurata di ogni vera tragedia, di qualsiasi asprezza, di ogni mistero, ad esempio Button sembra non soffrire mai di alcuna discriminazione o esclusione da parte del mondo circostante, né di alcuna perplessità sulla propria identità; in più, la frattura col padre naturale che l’aveva abbandonato è presto sanata senza colpo ferire. Tragedia e mistero si affacciano troppo tardi, quando Benjamin invecchia in un bambino che non riesce a reggere il peso del tempo e del suo ricordo smarrendone senso e orientamento.

Un'opera forse troppo pretenziosa in quanto esteticamente pigra, intrisa di un’alquanto stucchevole leggiadria alla Baricco e immersa in una discutibile fotografia pulviscolare, ovattante più che ovattata.

Una fiaba morale intrisa di malinconia fin dalla prima scena che, nonostante i sipari comici o “storici” si trasforma in dramma esistenziale che chiama la lacrima facile.

Trailer:


C'è da dire, però, che è un film originale, nominato agli Oscar 2009 per ben 14 categorie, ma si è portato a casa solo 3 statuette:
Miglior sonoro in presa diretta (nomination)
Miglior film (nomination)
Miglior regia (nomination) a David Fincher
Miglior attore (nomination) a Brad Pitt
Miglior attrice non protagonista (nomination) a Taraji P. Henson
Miglior sceneggiatura non originale (nomination)
Miglior fotografia (nomination)
Miglior colonna sonora (nomination)
Miglior scenografia (vinto)
Migliori costumi (nomination)
Miglior montaggio (nomination)
Miglior trucco (vinto)
Migliori effetti speciali visivi (vinto)



Commenti

  1. Non vedo l'ora di vederlo, mi incuriosisce molto: se riesco a trovare il romanzo da cui è tratto (F.S.Fitzgerald), sarebbe bello leggerlo prima di vedere il film!A presto.

    RispondiElimina
  2. Anche io..è un film che attendo già da parecchio

    RispondiElimina
  3. Questo mi è nuovo e sembra piuttosto interessante. Tu lo hai già visto? Ciao.

    RispondiElimina
  4. no, non lo ho ancora visto anche perchè esce il 13 febbraio..

    RispondiElimina
  5. ho avuto modo di vedere il film la settimana scorsa e devo dire che mi ha colpito come un blockbuster di hollywood riesca per una volta a toccare le corde giuste, poco da dire, è un film molto commovente! il personaggio di tilda swinton (voluta da brad pitt che l'ha proposta di persona a david fincher) è a mio parere il meglio caratterizzato e il più completo, un personaggio più da romanzo che da film forse. brad pitt è eccellente e il lavoro di grafica per rendere la mimica facciale sul corpo del vecchietto è degno del vecchio gollum! la fotografia è eccezionale, si respirano il blues di new orleans e il vento freddo di mosca, così come l'odore di croissant di parigi e i cocktail di new york e questo solo grazie ai colori e alle ombre!
    appena finito il film ho cominciato a pensare a forrest gump, ci sono molte analogie ma forse solo agli occhi di noi non americani che vediamo crescere un sempliciotto in una casa colonica di legno nel sud degli stati uniti e lo vediamo attraversare il secolo scorso, nave e guerra comprese. ...o forse solo perchè a me forrest gump è piaciuto. l'unica pecca è forse che benjamin button è un po' troppo super-saggio, super-bello, super-coscienzioso, ha più di brad pitt di quanto credo fosse nelle intenzioni dei produttori. cate blanchett è splendida e bravissima come sempre. comunque non vorrei dilungarmi troppo per non guastarvi la sorpresa ma se posso dire almeno cinque o sei dei premi elencati sopra, specialmente quelli "tecnici", se li merita...

    RispondiElimina
  6. LOVECRAFT io non lo ho visto ma non vedo l'ora di correra al cinema a vederlo ciao

    RispondiElimina
  7. Stefano lo devo ammettere questo blog è bellissimo !!!!!!!!!Mi ci posso iscrivere

    RispondiElimina
  8. Certo aldo!!grazie per i complimenti

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Le trenta frasi più ovvie dei film americani

Diciamolo, i film americani non brillano per originalità di linguaggio. Situazioni, frasi e protagonisti spesso sembrano uscire dalla stessa pellicola.  Al che ti chiedi: ma è un film o la telecronaca di Fifa 98? Qualcuno viene pagato per mettere le stesse frasi ovunque? C'è un giro sotto? Messaggi subliminali per farli entrare nel gergo comune? Nel dubbio: maledetti, figli di puttana! E pensare che oggi era il mio ultimo giorno di servizio!!Passami una ciambella, figliolo, prima che sforacchi il culo di quegli alieni...non mi sento più le gambe, ci rimetterò il mio culo bianco...passatemi il presidente! Ecco le 30 frasi più inflazionate dei film e...God bless America. #1 "é mio figlio! è il mio bambino!" Disse il padre che voleva disconoscerlo un secondo prima. #2 "Figlio di puttana!" Il collega che inizia ad apprezzare l'operato del collega che prima disprezzava. #3 "Oggi è il mio ultimo giorno di servizio." Succede

I dieci film più noiosi e soporiferi di sempre

Dopo la classifica dei film che tolgono il sonno, ecco quelli che te lo restituiranno con gli interessi! Sì quei film che, ti giri e mezza sala è già andata, l'altra metà lotta senza speranza contro la palpebra calante...e tu che non vuoi fare la loro fine....e si accendono le luci! Oppure quelli che, carico di aspettative, ti vedi a casa sul divano con l'uomo/donna della tua vita ma è un attimo e uno dei due crolla sulla spalla dell'altro. Alcuni (e dico solo alcuni) sono davvero dei bei film, ma non c'è caffè che regga, sei destinato a non vedere la fine. 10. Paranormal Activity 1- Oren Peli (2007) Una tizia si sveglia di notte e fissa il fidanzato. Tutta la notte. Ogni notte. Lui piazza una telecamera per riprenderla. Questo fa molto incazzare l'essere oscuro che infesta la casa e la ragazza. Questo fa molto dormire. 9. Avatar (alla seconda visione) - James Cameron (2009) Forse la prima volta al cinema e con gli occhiali 3D e solo con ques

The Lady: quando il trash diventa cult

Forse non avete ancora percepito la rivoluzione nel mondo delle web series che sta avvenendo proprio in Italia. Se pensavate che il fondo dell'italiana dignità l'avessero raschiato via i fratelli Vanzina, sbagliavate. E di grosso. Vuol dire che vi siete persi quell'incredibile perla trash che è The Lady. Scritto, diretto, girato e montato da Lory del Santo. Lei che come poche sa cogliere la fuggevolezza dell'attimo che separa il tamarro dal suo prossimo selfie in palestra. Diciamocelo, il vero punto di forza è la sceneggiatura: di fatto, tra un dialogo in stile "Ammazza, ma chi è quella bonazza?" e " ammazza quanto sei alta, ma che sei 'na giraffa!", vengono inseriti ambigui, quanto fuori luogo, aforismi in genere pensati dalla protagonista del tipo: "Ma perché l’amore non è vero, sincero, semplice, perché sono infelice? Io odio la violenza”. Per farla breve, la serie (10 episodi di ben 10 minuti ciascuno!) ruota intorn