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I 10 film da non guardare con i genitori - ovvero la classifica dei 10 film d'autore più scandalosi

La classifica che ci accingiamo a stilare trae spunto da una delle maggiori fonti di imbarazzo nel rapporto genitori-figli: il film d'autore (che tutti sappiamo sinonimo di film erotico).
Eccoti a casa e per una volta vuoi vederti quel film d'autore (di cui tutti i radical chic parlano) in pace sul comodo divano e su uno schermo che non sia il tuo portatile da 11 pollici...ma ecco che si presentano anche loro: i tuoi genitori, che vogliono vedere un film con i loro "bambini".
Allora ti dici, va beh è pur sempre un cult (o almeno così te lo presenta Sky), che farà vedere mai, e dopo 10 minuti ti penti di non essertelo visto in streaming con le cuffiette all'università.
Arriva quel momento in cui quelle scene osannate dalla critica come "artistiche e per nulla pornografiche", fanno dire a tua madre "ma che film è? cambia un po', vado a dormire" a tua nonna "'ste cose manco Brooke Logan", mentre tuo padre guarda fisso lo schermo per nascondere l'imbarazzo.
E mentre voi vi sentite pervertiti per aver proposto questo film, affondate nell'imbarazzo affermando con superiorità: "ma è un film d'autore!".
Ecco la classifica dei 10 film d'autore da non vedere con chi vi ha messo al mondo.

10. EYES WIDE SHUT - Stanley Kubrick

Nel suo ultimo film, Kubrick traspone il racconto di Artur Schnitzler, Doppio Sogno, nella New York dei giorni nostri, con Tom Cruise e Nicole Kidman alle prese con una crisi matrimoniale. Si svolge tutto in quel limbo tra la realtà e il sogno, dove le pulsioni inconsce prendono vita in un'orgia di sensi.
Thriller erotico del terzo millennio, dove la morte ed il suo pendant nel mondo dei vivi, il sogno, nella loro immobilità raggelano e dominano lo spazio popolato di uomini e donne immobili, maschere, manichini, cadaveri, che il regista manipola fondendoli con l'arredamento. 

9. PORCILE - P. P. Pasolini

Due episodi paralleli: la storia di una famiglia borghese tedesca capeggiata da un padre fascista, il cui figlio viene divorato dai maiali con cui è solito accoppiarsi e la storia di un giovane affamato che vaga in una desolata landa vulcanica ove diverrà cannibale e al quale si aggiungeranno altri individui.
Verranno in seguito tutti condannati ad essere sbranati dai cani randagi.
Gira la ruota della storia, surreale, ma sempre uguale a se stessa e diventa cannibale come il mondo. È la Germania Nazista ad ingerire l'umanità (umanità nel senso di ciò che c'è d'umano nell'uomo), è la morale borghese a cancellare tutto quello che non è la morale borghese.
Porcile condanna tutti, dal primo all'ultimo: dai giovani anti-comunisti che andavano a pisciare sul muro di Berlino in sfregio di chi in quel muro viveva, ai genitori che sempre vorrebbero una proiezione di se stessi nella propria prole.
Non c'è redenzione, non c'è possibilità di salvezza in questo mondo. Non c'è speranza in questo porcile dove tutti mangiano tutto, dove il solo deve essere il tutto.

8. THE DREAMERS - Bertolucci

Nella Parigi 1968, Theo e Isabelle, fratello e sorella, rimangono soli a casa mentre i genitori sono in vacanza. A loro si unisce Matthew, un giovane studente americano. Inizia, così, il ménage à trois tra i protagonisti, borghesissimi cinéphile chiusi in un appartamento a sperimentare amicizia, amore, innocenze perdute e incesti. A parte la libertà sessuale, solo due sole volte i protagonisti affrontano le altre tematiche sessantottine: quando parlano del Vietnam e quando Matthew rimprovera a Theo il suo impegno politico superficiale che sottende egoismo e disinteresse di fondo.
Il resto si snoda tra verginità perdute per gioco, crudeli penitenze e atmosfere morbose, fino a un epilogo didascalico che rischia di liquefare in una manciata di secondi il mood sospeso della pellicola.

7. VITA DI ADELE - Abdellatif Kechiche

La maturazione della consapevolezza che Adele ha di sé stessa, inizia quando incontra una misteriosa ragazza dai capelli blu, Emma.
Adele cresce con il loro amore, si perde, si ritrova e si perde di nuovo.
L'amore e la solitudine in un turbinio di sequenze struggenti: una foglia nei capelli di Adele, Adele e Emma distese su un prato, una frase, un lungo sospiro, le fronde degli alberi mosse dal vento, Adele che perde il filo del discorso guardando negli occhi Emma, Adele che balla da sola I Follow Rivers dopo l'amore, pensando ad Emma, Adele che piange e divora barrette di cioccolato, Adele sola, distesa sulla “loro” panchina.
In realtà si piazza in classifica solo per la lunghezza della scena di sesso, (sembra non finire mai grazie ai suoi 10 minuti), per cui il regista è stato tacciato di voyeurismo maschilista.

6. L'IMPERO DEI SENSI - Nagisa Oshima

Etichettato come pornografico, tanto da procurare al regista guai con la giustizia, il giapponese L'impero dei sensi, di Nagisa Oshima, destò scalpore nel 1976 al punto che in Francia fu costretto a circolare nelle sale a luci rosse mentre in Italia fu accorciato.
La storia è quella dell'amour fou tra una cameriera-ex geisha e un uomo sposato, ossessionato dall'erezione.
Uova sode e raffinati foulard diventano gli insoliti feticci di un erotismo estremo fino alla morte. 
La sua claustrofobia dimostra la polemica assenza di realtà storica, il rifiuto di ogni dialettica con la storia in un Eros totale e totalizzante che si muove nel senso del recupero "maledetto" di una parte non recuperabile della ragione borghese, ma, forse, recuperabile dall'industria dello spettacolo: il film ebbe successo di scandalo in tutto il mondo, conquistandosi la patente di film pornografico "d'arte", di hard-core di lusso.

5. SHAME - Steve McQueen (clicca per leggere la nostra recensione)

McQueen racconta la storia dell'erotomane Brandon, malato di sesso in tutte le sue forme e perversioni. 

Il sesso esasperato, scabroso, è una fonte di vergogna, da consumare tra i siti porno, masturbazione e rapporti a pagamento.

Sconsigliato la vigilia di Natale con il parentado.


4. ULTIMO TANGO A PARIGI - Bertolucci

Marlon Brando-Paul e Maria Schneider-Jeanne si incontrano per caso in un appartamento da affittare in rue Jules Verne a Parigi. 
La loro relazione si consuma sempre all'interno di quelle quattro mura, tra amplessi multipli, mentre all'esterno le loro vite proseguono separate.

Di recente è tornata agli onori della cronaca la "scena del burro" che fece gridare allo scandalo, in seguito ad un'intervista al regista che ha detto di non aver concordato la scena con la Schneider, tanto che questa (si sentiva violentata, ha detto) serbò rancore verso di lui per tutta la sua vita.


3. ANTICHRIST - Lars Von Trier

Una misticheggiante allegoria sull'Avvento dell'Anticristo, dove, in una moderna sacra famiglia, ogni cosa viene ribaltata in negativo: la Madonna-strega, che spinge idealmente il figlio a cadere; i Re Magi/Tre Mendicanti portatori di Dolore, Ansia e Disperazione; l'uomo-padre, neo-Adamo caduto in un Giardino/Bosco dell'Eden, che scivola dentro il grande caos della Natura Matrigna. 
La natura, con schiacciante potenza ingloba e deforma, mettendo sotto assedio le anime e i corpi dei due protagonisti in lotta fra loro: una guerra dei sessi attraverso il sesso, unico linguaggio comune, primordiale e violento. 

2. SALO O LE 120 GIORNATE DI SODOMA - P.P. Pasolini
(clicca per leggere la nostra recensione)

Durante il breve periodo della repubblica di Salò, 4 uomini di influenza politica rilevante, si accampano insieme a mature meretrici in una maestosa villa, umiliando, violentando e praticando perverse pratiche a giovani partigiani.
Il tutto scandito nei quattro gironi dell'inferno: l'Antinferno, il girone delle Manie, il girone della Merda e il girone del sangue.

Insomma, per vederlo ci vuole un po' di stomaco.



1. NYMPHOMANIAC (vol.1 e 2) - Lars Von Trier

Il simpatico nazibontempone-persona-non-gradita-Lars ci racconta questa volta la storia della ninfomane Joe dall'infanzia all'età adulta, in otto capitoli, divisi in due volumi: il primo più ironico, il secondo più violento, il tutto prevedibile e nonsense.

Va beh non ci voleva un genio a capire che non andava guardato in salotto. 
Manco nella biblioteca dell'Università.


Sì vabbe sesso e annessi sono ovunque metafore di questo e quell'altro, ma non credo che i nonni la prenderebbero bene, comunque.

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