"Ezechiele 25.17: "il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te."
Ora, sono anni che dico questa cazzata, e se la sentivi significava che eri fatto. Non mi sono mai chiesto cosa volesse dire, pensavo che fosse una stronzata da dire a sangue freddo a un figlio di puttana prima di sparargli. Ma stamattina ho visto una cosa che mi ha fatto riflettere. Vedi, adesso penso, magari vuol dire che tu sei l'uomo malvagio e io sono l'uomo timorato, e il signor 9mm, qui, lui è il pastore che protegge il mio timorato sedere nella valle delle tenebre. O può voler dire che tu sei l'uomo timorato, e io sono il pastore, ed è il mondo ad essere malvagio ed egoista, forse. Questo mi piacerebbe. Ma questa cosa non è la verità. La verità è che TU sei il debole, e io sono la tirannia degli uomini malvagi. Ma ci sto provando, Ringo, ci sto provando, con grande fatica, a diventare il pastore."
Due improvvidi rapinatori nel bar sbagliato, due gangster strambi, l'uno eroinomane, l'altro predicatore, che uccidono per recuperare una valigetta, la grottesca serata di uno di loro con la moglie del boss, un pugile, in fuga dalla mala dopo aver vinto il match per cui era pagato per perdere, che rischia la vita per recuperare il prezioso orologio lasciatogli dal padre, un impettito professionista che risolve i problemi dei killer inesperti.
Uno stravagante ingarbugliarsi di storie, ispirati ai racconti pulp degli 80s, che tracimano nel trash e nell'assurdo, pretesto per mettere in piedi un allucinato trattato di puro cinema.
I dialoghi geniali, il sangue che schizza come ketchup sugli interni in pelle di una sportiva, le improbabili situazioni in cui incappano i protagonisti, il tutto, condito di citazioni (da Kubrick a Hitchcock), in un perfetto gioco di montaggio, fanno sembrare il film un divertissement del regista.
In realtà le trame strampalate catalizzano l'alto registro formale di Tarantino che si diverte ad usare in modo non convenzionale il flashback e la steadycam.
Il cast eccezionale riesce a dare un'inconfondibile caratterizzazione pulp ai personaggi: John Travolta ballerino che pianta l'adrenalina nel petto di un'affascinante Uma Turman in overdose; il rabbioso Samuel L. Jackson che pianta pallottole col beneplacito della Bibbia; Bruce Willis pugile dal cuore
tenero, Harvey Keitel il cui "sono Mr. Wolf, risolvo problemi" è storia. E poi, il rituale cameo del visionario-folle Tarantino in vestaglia, restio a far diventare il suo garage "un deposito di negri morti".
La violenza, le scene crude e perverse ballano sul filo di un'ironia tagliente che spiazza lo spettatore e lo mette in magica sintonia col regista.
La colonna sonora è usata in modo sapiente, l'astante non può che canticchiarla, in modo inconsapevole, mentre i ritmi cadenzati fanno da contrappunto alla grottesca e sanguinolenta realtà che invade la scena.
Un cult al cardiopalma.
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