Ambientato in una degradata Ostia (e dintorni), è, in chiave di cinema-verità, una pellicola interpretata da veri tossici, i loro corpi sono martoriati da buchi e lividi, aspirazioni e pulsioni di morte.
Giovani tossici che si barcamenano in una disarmante realtà quotidiana tra la pena del disordine di vivere e la fila per prendere il metadone quando l'eroina non si trova, nella loro tetra ed intrippata allegria.
Fu definito un film “tagliato”, come si dice dell'eroina, fatto di “roba” buona e “roba” meno buona, persino cattiva, come nel finale,che pecca un pò di retorica, per rimanere in tema, tagliato male.
Film a tratti pasoliniano per l'ambientazione, personaggi onesti che si accontentano de svortà a ggiornata per procurarsi la dose quotidiana, con un linguaggio disadorno e lucido che nasce dalle borgate e suscita pena.
Attori tossicodipendenti (alcuni dei quali morti durante il film e rimpiazzati da altri tossici dalla "vena artistica"), regia e musiche scarne e ridotte all'essenziale.
Per tre quarti della storia, il film ci offre uno spaccato di vita reale, neorealista, può piacere o no, ma ha una sua dimensione, difficile da catalogare e giudicare.
Il tutto viene in parte rovinato dal finale, che ha la pecca di voler svoltare risultando retorico e poco credibile, lei che muore sotto la statua dedicata a Pasolini, lui che corre per chilometri con una dose in corpo e due poliziotti che gli sparano "Perchè correva ".
Raffigura l'emblema di come la ricerca della metafora ideologica (omaggio a Pasolini, lui che muore di corsa come di corsa ha bruciato la sua vita, e la polizia cattiva) può scadere nel ridicolo.
Nel complesso un film discreto, magari qualcuno al giorno d'oggi facesse qualcosa del genere invece dei soliti film scontati tanto cari, tanto buoni e rassicuranti.
Trailer:
Scena storica:
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