Il golf è la sua passione. Anzi, la sua ossessione, insieme alle “visite” nelle case di persone che non lo conoscono. E davvero uno strano tipo il giovane protagonista di Ferro 3 - La casa vuota, diretto dal coreano Kim Ki-duk. Nessun mestiere, nessun posto sicuro nella società. Un essere misterioso, un quasi-fantasma che s’insinua nella vita degli altri, sfiorandola appena. Una volta individuato un appartamento vuoto, apre con perizia la porta, e per alcune ore diventa il padrone assoluto del campo. Mangia, dorme, guarda la tv e, soprattutto, pulisce le cose dell’ospite inconsapevole. Alla fine tutto è lindo e in, ordine, come se nessuno fosse mai passato.
Perché fa così? Non è dato saperlo. Così come non si sa perché, tra un’incursione e l’altra, si diletti con la mazza da golf, allenandosi in continuazione. Un tipo tanto strano ha bisogno, per socializzare, di incontrare un’altra persona altrettanto fuori dal comune. Ed eccola appari. re: è la moglie vessata di un uomo cattivo, testimone involontaria di una delle sue “imprese”. Due mondi assolutamente eccentrici entrano in contatto, ed ‘è amore a prima vista. Lui continua a visitare nuovi appartamenti, lei, che si è chiusa in un assoluto mutismo, lo segue fedelmente, partecipando addirittura agli strani riti del ‘compagno.
In punta di piedi, quest’uomo e questa donna sfiorano appena il vivere sociale. Chiedono qualcosa, anche se non sanno bene che cosa. Offrono uno sguardo diverso, un desiderio di vita vera, un’ansia profonda di comunicare, espressa, paradossalmente, dalla loro completa, angosciante afasia. E il film, accompagna questo faticoso cammino di conquista del verbo, tra scatti di violenza e stupite sospensioni. Cinema del disagio, con una finestra aperta su un possibile riscatto.
Da Il Sole-24 Ore, 2 gennaio 2005
Al termine del film si rimane senza parole,non si riesce a comprenderne il reale significato, perchè in realtà ne emerge più d'uno...la solitudine che accompagna le vite dei protagonisti si annulla d'incanto quando le loro strade s'incontrano, il mondo circostante è avverso e privo di quella limpidezza d'animo che, come un'aurea surreale, li avvolge. Il silenzio viene usato come un alternativo mezzo di comunicazione fra i due. Tutti e cinque i sensi vengono amplificati ed il regista Kim Ki-Duk, con pacatezza ed intensità, rende ogni piccolo gesto dei due protagonisti speciale ed unico, riuscendo finalmente a far percepire a chi li osserva, il reale significato della parola Amore.
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