In una surreale Verona contemporanea, rivivono gli sfortunati amanti shakespeariani Romeo(Leonardo Di Caprio) e Giulietta (Clare Danes).
La guerra tra Montecchi in camicia hawaiana e Capuleti in eco-pelle deflagra per le strade con sparatorie all'ultimo sangue. L'odio fa da contraltare alla religiosità esasperata e ostentata in tatuaggi ed effigi anche sulle stesse armi.
Romeo, giovane poeta infatuato di Rosalina, viene convinto dall'amico Mercuzio a partecipare, in incognito, al ballo in maschera nella reggia dei Capuleti. Tra i fumi degli stupefacenti intravede Giulietta e se ne innamora perdutamente. Poi la storia la conosciamo: matrimonio, esilio, morte presunta e suicidio finale.
Narratore della tragedia è uno speaker televisivo.
La famosa scena del balcone viene trasposta in una suntuosa piscina e il loro fulmineo matrimonio celebrato da un prete fricchettone, tatuato e esperto di veleni.
Verona è ricostruita come un teatro barocco sulla spiaggia.
Le scenografie di Baz Lurman sono inconfondibili. Nessun limite è posto all'eccesso e tutto è in una combinazione antitetica: i colori chiassosi, la musica assordante e la volgarità degli altri personaggi cozzano con le parole e gli atteggiamenti eterei dei due giovanissimi protagonisti, faro di purezza nel degrado kitsch.
Le inquadrature sono ora scattose ora lente ora turbinose, a tratti da capogiro.
Nessun dettaglio è lasciato al caso: ad esempio i negozietti sulla spiaggia riportano frasi o titoli di opere shakespeariane.
La vetta del pathos si consuma su un altare circondato da candele, pizzi e una melodia melensa.
Trailer
La guerra tra Montecchi in camicia hawaiana e Capuleti in eco-pelle deflagra per le strade con sparatorie all'ultimo sangue. L'odio fa da contraltare alla religiosità esasperata e ostentata in tatuaggi ed effigi anche sulle stesse armi.
Romeo, giovane poeta infatuato di Rosalina, viene convinto dall'amico Mercuzio a partecipare, in incognito, al ballo in maschera nella reggia dei Capuleti. Tra i fumi degli stupefacenti intravede Giulietta e se ne innamora perdutamente. Poi la storia la conosciamo: matrimonio, esilio, morte presunta e suicidio finale.
Narratore della tragedia è uno speaker televisivo.
La famosa scena del balcone viene trasposta in una suntuosa piscina e il loro fulmineo matrimonio celebrato da un prete fricchettone, tatuato e esperto di veleni.
Verona è ricostruita come un teatro barocco sulla spiaggia.
Le scenografie di Baz Lurman sono inconfondibili. Nessun limite è posto all'eccesso e tutto è in una combinazione antitetica: i colori chiassosi, la musica assordante e la volgarità degli altri personaggi cozzano con le parole e gli atteggiamenti eterei dei due giovanissimi protagonisti, faro di purezza nel degrado kitsch.
Le inquadrature sono ora scattose ora lente ora turbinose, a tratti da capogiro.
Nessun dettaglio è lasciato al caso: ad esempio i negozietti sulla spiaggia riportano frasi o titoli di opere shakespeariane.
La vetta del pathos si consuma su un altare circondato da candele, pizzi e una melodia melensa.
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